Alba fatale by Walter Van Tilburg Clark

Alba fatale by Walter Van Tilburg Clark

autore:Walter Van Tilburg Clark [Clark, Walter Van Tilburg]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Minimum Fax
pubblicato: 2021-06-02T22:00:00+00:00


4

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Winder e il suo gruppo partirono per primi, entrando nel bosco in fila indiana. Un attimo dopo non si distinguevano più gli uomini a cavallo dagli alberi. La neve rendeva tutto confuso, e attenuava anche i rumori, come una spessa coltre di velluto. Ma’ Grier e Bartlett partirono in diagonale verso la valle. Puntavano alle secche del torrente, dove non c’erano argini ma solo un lento pendio, un avvallamento scavato dalle pecore e dalle mandrie che andavano giù a bere. Ci avevo visto anche dei cervi, ma solo all’inizio della primavera, e anche allora molto guardinghi. Ci avrebbero messo del tempo a trovare il guado, in una notte come quella.

Gil mi si avvicinò.

«Come ti senti adesso?», domandò.

«Bene», dissi.

«Abbi cura di te», disse. «Questa storia, comunque sia, non ci riguarda».

«Sembra di sì, invece», dissi.

«Già, sembra», concordò, «ma non è così».

Si allontanò da me, facendo allungare un po’ il passo al suo pezzato, per raggiungere il suo gruppo.

Il resto di noi, il gruppo di Tetley, non parlava molto. Non c’era altro da fare che attendere, e tra noi non c’era nessuno di quelli a cui piaceva discutere. Solo Mapes continuava a cercare l’approvazione di Tetley, atteggiandosi a uomo forte, ma visto che Tetley non voleva parlare smise anche lui. Non eravamo comunque un gruppo molto socievole; tra noi non c’erano dei veri amici. Credo che Tetley avesse tagliato corto, con Mapes, perché stava cercando di contare nella propria testa, o usando un altro sistema qualsiasi per tenere traccia del tempo. Attraverso gli alberi guardammo il falò, fuori dalla capanna. A un certo punto fece per spegnersi, poi un’ombra ci passò davanti, e tornò indietro, e il fuoco si oscurò e si spense quasi del tutto. All’inizio pensammo che si fossero accorti di noi, poi però lentamente il fuoco si riaccese, più luminoso di prima. Era solo qualcuno che ci metteva sopra altra legna.

Per un po’ smisero di cadere fiocchi, poi ricominciarono, con nuove raffiche di vento che ce li fecero turbinare intorno per un paio di minuti, anche nel bosco, e offuscarono il fuoco, probabilmente per la neve che si alzava dal prato. Poi il vento cessò e la neve ricominciò a cadere con regolarità e in diagonale, ma meno fitta. Non sembrava più che potesse arrivare una vera bufera. Quando il vento soffiava i rami ci frusciavano intorno. Siccome eravamo dal lato della valle con gli acquitrini, non erano pini ma pioppi tremuli e grossi salici. Quando i cavalli si muovevano il terreno sotto di loro faceva un rumore come di fango, e si vedeva l’ombra scura dell’acqua che saliva intorno agli zoccoli, inzuppando la neve. In certi punti, però, la neve sciolta si stava già trasformando in ghiaccio, e quando ci camminavano sopra si spaccava.

Diverse volte sentimmo di nuovo il muggito dei manzi, un suono vuoto nel vento, e che sembrava più lontano del punto in cui potevano trovarsi.

Passato un certo tempo Tetley ci condusse al limitare dei pioppi, dove il vento ci investì di nuovo direttamente. Restammo ad aspettare



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